"Adoro questa scogliera, è un posto intenso. È impregnata di sale e di tempo. È dura, aspra, tagliente. E incredibilmente rugosa e frastagliata, qua e là ci sono delle pozze di acqua marina, altre sono evaporate per il caldo estivo lasciando delle chiazze di sale bianco e umido. Queste pozze vengono riempite dalle onde quando il mare si agita, cosa non infrequente dato che questa è una zona piuttosto esposta. L’acqua che cola via dalle rocce ha scavato qui e lì dei solchi di una perfezione geometrica che ha dell’incredibile; si direbbero scavati dalla mano dell’uomo, se non sapessimo che la natura è capace di creare in modi assolutamente inaspettati le cose più straordinarie. Ogni forma, ogni solco, ogni ruga, ogni sporgenza è stata disegnata dall’azione incessante del mare, del vento e dell’acqua, secoli e decenni. Ogni dettaglio di queste rocce, ciascuna grinza, scanalatura o crepaccio, anche il più minuto, contiene una storia insondabile e profondissima; tutto questo, ogni cosa su cui l’occhio si posa, è pura e nuda verità. Ho camminato su questa scogliera, l’ho fatto posando i miei passi nelle orme che il tempo ha lasciato nella pietra, le ho percorse come camminassi in me stesso. Il vento saliva lieve dal mare, visto da lontano era impetuoso ma non qui; qui, preso solo sulla mia pelle, era leggero come una carezza. Ho scelto una minuscola incisione in una roccia nera, in cima ad una sporgenza, e ci ho poggiato delicatamente l’indice della mia mano sinistra."
/Gianluca Torelli - Lamaforca, 1 agosto 2011